Arlecchino a Venezia

di favoline.it

Arlecchino a Venezia

In una luminosa giornata di Carnevale, le strade di Venezia brulicavano di gente mascherata, tra risate, musica e balli. Tra la folla, un personaggio si distingueva per il suo camminare svelto e la vivace maschera che copriva il suo volto: era Arlecchino, l'astuto servo, con il suo inimitabile costume a losanghe multicolore.

Affamato e senza un soldo, Arlecchino meditava su come procurarsi del cibo senza ricorrere al solito lavoro. La sua attenzione fu catturata dalle fragranti focacce esposte dal fornaio sulla via principale. L'acquolina in bocca, ma con le tasche tristemente vuote, escogitò un piano geniale.

Non lontano, Pantalone, il noto mercante di Venezia, famoso per la sua avarizia tanto quanto per la sua ricchezza, era impegnato a contare le sue monete, distratto dalla festa. Vedendolo, Arlecchino ebbe un'illuminazione e si avvicinò con fare misterioso. "Nobile Pantalone," iniziò con una voce carica di segreti, "ho udito che il Dottor Balanzone ha proclamato una sfida audace: egli afferma che nessuno è abbastanza furbo da riuscire a ingannarlo oggi. Chi lo dimostrerà, sarà ricompensato con un tesoro in oro."

Intrigato e avido, Pantalone morse all'amo. Con la promessa di una parte del bottino, chiese ad Arlecchino di orchestrare lo scherzo perfetto. Arlecchino accettò con un cenno, chiedendo solo qualche moneta per "preparare il necessario". Con un sospiro, Pantalone gli consegnò l'oro, che Arlecchino utilizzò prontamente per acquistare una delle ambite focacce, soddisfacendo così il suo languore.

Mentre il sole saliva alto nel cielo, Arlecchino, ora pienamente sazio e rinvigorito, tornò da Pantalone con aria affranta. "Oh, disgrazia!" esclamò. "Il Dottor Balanzone ha intuito il nostro piano e ha rilanciato! Ora sostiene che raddoppierà il premio per chi riuscirà a ingannarlo prima che l'orologio segni mezzogiorno!"

Pantalone, ormai accecato dalla prospettiva di un guadagno ancora maggiore, raddoppiò senza esitare il "prestito" ad Arlecchino, il quale, con un sorrisetto malizioso, sparì tra la folla in festa, lasciando il mercante a fantasticare sulla sua futura ricchezza.

La giornata trascorse in un attimo, tra danze e canti, mentre Pantalone attendeva ansiosamente il momento del trionfo. Ma, quando le campane annunciarono il tramonto senza che alcun scherzo fosse stato compiuto ai danni del Dottor Balanzone, la realtà colpì duro.

Fu allora che Arlecchino riapparve, questa volta davanti a un Pantalone confuso e impaziente. Con una voce alterata dall'eco della piazza, annunciò: "Ecco l'inganno, o saggio Pantalone! Anelavi oro, ma hai soltanto sperperato il tuo argento. In questo giorno di Carnevale, l'unico a essere ingannato sei stato tu, per mano di un servo più furbo di chiunque altro!"

E con una risata che risuonava tra le calli, Arlecchino si dileguò, lasciando dietro di sé un Pantalone stupefatto, ma segretamente ammirato per l'astuzia e la verve del suo ingegnoso servo. In quella giornata di festa, Arlecchino non solo aveva messo a segno un colpo magistrale, ma aveva anche impartito una lezione indimenticabile: nel Carnevale di Venezia, l'inganno regna sovrano, e nessuno è troppo astuto per non cadere in trappola.

Pubblicato in Storie sul Carnevale
Aggiornato il 12/02/2024

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